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10° anniversario dell'euro, considerazioni strategiche, relazione

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view post Posted on 24/10/2008, 22:23
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Rifiuto Solido Urbano

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L'anno prossimo cadrà il 10° anniversario della nascita dell'euro, e ci sarà tanto di emissione congiunta di una moneta commemorativa da 2 € da parte di tutti gli stati dell'unione monetaria:


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Questa moneta rappresenta un "atto ufficiale" degli Stati su cui sarà specificato in modo inequivocabile un concetto che a molti non è chiaro ancora oggi. Leggendo sotto la figura la scritta E.M.U. 1999-2009 si noterà lo "strano" particolare che il decennale della nascita dell'euro viene fatto risalire al 1999 e non al 2002: in pratica diventerà impossibile negare che l'euro è nato quale valuta a tutti gli effetti economici e finanziari nel '99 e non nel 2002, utilizzabile già da allora nelle forme di denaro elettronico e assegni.

E' facile immaginare che la celebrazione mediatica di questo anniversario provocherà un rigurgito consistente di disinformazione eurofoba a scopo politico, o più probabilmente per semplice riflesso ideologico, in cui tutte le classiche accuse saranno lanciate nuovamente a dimostrazione di un'inesistente fallimento dell'unione monetaria: la presunta nascita dell'euro nel 2002 è uno degli elementi fondamentali che fino ad oggi sono stati usati per cercare di dimostrare che fu l'euro in sè e per sè, e non le speculazioni sul cambio dei contanti ex-valute / euro, a scatenare l'ondata d'inflazione anomala del 2002.


MANOVRA ANTI-EURO

Ricordiamo brevemente gli assi principali della manovra anti-euro attuata in passato.

E' stata condotta con due azioni contemporanee ma ben distinte e non concordate che avevano finalità diverse:

1) I movimenti politici all'epoca parte della coalizione di Berlusconi sostenevano la teoria che l'euro in quanto tale ha portato inflazione perchè nato male, secondo queste motivazioni fondamentali, una soggettiva e una tecnica:
- L'Italia non era pronta ad entrare nell'unione monetaria a causa dello stato dei suoi conti pubblici e/o della sua economia.
- Il cambio lira-euro sarebbe stato deciso totalmente e in modo errato da Prodi o Ciampi, comunque da qualcuno di “sinistra” o riconducibile a governi di "sinistra". In particolare il popolo avrebbe voluto un cambio di 1.500 lire x euro per evitare un euro "troppo forte". Per poter sostenere quest'utima tesi, nonostante la sua fallacia tecnica elementare, è stato sfruttato proprio il fatto che molti non avevano e non hanno tutt'ora presente che l'euro non è nato nel 2002.

Tutto il giro serviva in realtà a tentare di scaricare su Prodi e in generale sulla "sinistra" la colpa di problemi che si pretendevano provocati dall'euro in quanto valuta, cosa riassunta dal frequente slogan "l'euro di Prodi". In sostanza l'azione era finalizzata a creare nella gente l'associazione mentale automatica: "situazione disastrosa --> euro --> Prodi”.


2) La disinformazione leghista, che oggi sembra essere del tutto scomparsa o comunque limitata occasionalmente ai circuiti di propaganda interna legoide, rispondeva invece a scopi tipici del movimento e concentrava tutto sull'elemento cambio: alla radio del partito è stato raccontato che il cambio lira-euro è stato determinato in base al PIL degli stati, dunque la cosiddetta "Padania" si sarebbe trovata con un cambio svantaggioso per colpa del sud, in quanto il cambio sarebbe stato settato sulla media di reddito di tutta Italia.

Quest'azione, in sostanza una variante ad uso interno della prima, era finalizzata a rafforzare la tematica classica del partito sul sud palla al piede di cui liberarsi per poter “rimanere in Europa". Da notare che la tattica adottata da Bossi e Maroni è variata in modo significativo nel tempo: prima dell'accettazione dell'Italia nell'unione monetaria, quando la partecipazione era ancora in dubbio, era stata persino organizzata tanto di mossa mediatica comprendente una richiesta ufficiale all'UE per l'adozione dell'euro solo da parte della “Padania”, in seguito è stato attuato un cambiamento di rotta a 180° per strumentalizzare il malcontento generale, allineandosi al coro delle proteste pilotate contro l' "euro di Prodi" e parlando addirittura di referendum per il ritorno alla lira.


CONSEGUENZE

E' difficile quantificare esattamente il danno provocato da queste macchinazioni sull'opinione pubblica italiana in fatto d'indottrinamento contro l'euro, ma prima va fatta una premessa generale riguardante l'intera Europa. La speculazione sul cambio di contante non è stata eseguita di certo solo in Italia, come logico e come dimostrato, se ce ne fosse bisogno, dalle lamentele provenienti pressochè da tutta Europa a partire dal 2002: l'elemento essenziale che ha creato l'erronea associazione fra euro inteso come valuta ed inflazione è stata la credenza diffusa che la nascita della valuta unica risalisse alla sua introduzione in forma immediatamente tangibile di contante. Per cui le azioni politiche che hanno strumentalizzato l'euro, riducendolo senza il benchè minimo scrupolo a strumento per battaglie elettorali, sono state se non la causa senz'altro un grosso fattore di aggravamento della situazione. Rimane in ogni caso il disastro provocato dal traviamento di milioni di persone su una questione così importante per il nostro futuro, che dimostra anche di quanto disprezzo sia capace la classe politica italiana per l'intelligenza e la sicurezza dei cittadini.
Non esistono dati precisi in materia, ma si potrebbe affermare con una certa approssimazione che qualcosa come la metà della popolazione italiana è convinta che “l'euro ci ha rovinati”. Anche se negli ultimi tempi le polemiche sull'euro hanno segnato il passo gli effetti delle azioni del passato sono ancora ben visibili e le “ferite” ancora aperte da curare il più possibile, anche per evitare che la mitologia anti-euro finisca per tramandarsi troppo e condizionare negativamente anche le generazioni che non hanno mai conosciuto la lira.


LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE

Dall'esperienza del contrasto della propaganda mistificatoria, a scopo elettorale o ideologico che sia, emergono alcuni dati costanti.

In genere gli addetti alla disinformazione e i soggetti fortemente ideologizzati che sono stati ammaestrati dai primi partono per la tangente sottolineando quanto sarebbe evidentissimo e inconfutabile che nel 2002 la gente è stata impoverita “dall'euro”. Tale assunto viene annullato all'istante dal semplice dato di fatto che l'euro non è nato in quell'anno e non ha provocato problemi di nessun genere nei suoi primi tre anni di vita, fino al 2002, tanto che i suoi stessi detrattori dimostrano di non essersi neanche accorti della sua esistenza iniziale proprio non sapendo o fingendo di non sapere che esiste dal '99. Una volta messi alle strette semplicemente negano questa realtà, cosa che dall'anno prossimo non sarà comunque più possibile fare, e cercano di fuggire dalle argomentazioni concrete cominciando con la caratteristica pappardella d'emergenza del pover'uomo della strada e la “massaia” a cui non interessa ragionare perchè la loro semplice constatazione di essere diventati più poveri basta e avanza ad incolpare l'euro, liquidando la questione nel giro di mezzo minuto. Ovviamente chi non è d'accordo con questo ripiego dozzinale diventa il riccastro che non si rende conto della situazione perchè non ha nessun problema oppure il fesso talmente imbevuto di nozionismo teorico da non rendersi conto della realtà sotto i propri occhi. In pratica si arriva al punto di sostenere seriamente che tutte le argomentazioni a favore dell'euro non sono valide a prescindere perchè “conta solo il malcontento del popolo”: in perfetto stile Santa Inquisizione si pretende che tutti tacciano di fronte alla Sacra Verità dell' “euro che ci ha fregati”.

L'unione monetaria, che una vecchia leggenda politica vuole ideata dopo la caduta del muro di Berlino, ha in realtà dimostrato di funzionare senza grossi problemi e portare vantaggi, oltre che rappresentare un importante elemento unificatore d'Europa, e non avrebbe potuto essere altrimenti dato il livello d'integrazione in campo economico ormai raggiunta da tempo dagli Stati. Non a caso è scomparsa una delle prime argomentazioni che si portavano contro l'unione prima della sua istituzione: gli Stati sono economicamente troppo diversi fra loro ed è impossibile che riescano a convivere con una sola valuta.
La difesa di questo importante patrimonio, praticamente l'unica istituzione “federale” e una delle pochissime funzionanti dell'Europa di oggi, esige anzitutto che si tengano ben distinte le motivazioni puramente tecniche da quelle soggettive o variamente interpretabili, per cui facili da strumentalizzare politicamente, in quanto la grande fallacia delle prime è già di per sé un elemento fondamentale di discredito per i disinformatori. Dato che le argomentazioni concrete contro il concetto di unione monetaria europea sono in realtà pochissime nel settore politico è stato necessario inventare rapidamente delle speculazioni tecniche: queste vengono usate e abusate nella loro forma originale senza tener minimamente conto della loro grossolanità, confidando solo sul fatto che la maggioranza della popolazione non si accorga di nulla: è proprio in virtù di questa “autolesionistica” insistenza a tirarle in ballo che si può contrastare efficacemente i predicatori anti-euro, semplicemente rivoltandogliele contro.

Nel contrastare questa nuova probabile tornata di polemiche avremo se non altro nuovi elementi a favore: l' "atto ufficiale" del 2 € commemorativo e la mancanza di anomale fiammate inflattive improvvise negli Stati dove si è introdotto l'euro in seguito, con le dovute precauzioni del senno di poi (Slovenia, Malta e Cipro). Inoltre una delle maggiori argomentazioni a sfavore dell'euro, non necessariamente posta in malafede, si è dimostrata del tutto infondata: quella sul pericolo di devastazione delle esportazioni italiane a causa dell'euro forte, dati alla mano della bilancia commerciale proprio in questo periodo di euro molto forte sul dollaro.

E' preferibile evitare se possibile riferimenti alle passate campagne di strumentalizzazione, perchè conducono inevitabilmente alle forze politiche che le hanno attuate: in questo modo si fa scattare immediatamente la trappola del buttare il discorso in politica, cercando di allontanarlo dalle prove pressochè inconfutabili del torto eurofobo che sono presenti perlopiù nelle argomentazioni strettamente economiche, forse meno facili da comprendere ma impossibili da negare in quanto oggettive (periodo nascita euro, questione cambio a 1.500, determinazione parità fisse di conversione ex-valute, questione esportazioni).

E' necessario prestare attenzione anche ad alcune argomentazioni usate comunemente a favore dell'euro: quella che se non l'avessimo adottato “saremmo finiti come l'Argentina” e quella che il governo Berlusconi non avrebbe attuato una qualche forma di controllo o iniziativa per frenare l'aumento indiscriminato dei prezzi della speculazione nel 2002. Anche se si considerano vere queste affermazioni è preferibile evitarle: la prima è troppo astratta, pressochè impossibile da dimostrare, la seconda si presta egregiamente a cadere nella trappola della strumentalizzazione politica, essendo una critica alla fazione di “destra” usata indirettamente per contrastare l'illazione dell' “euro di Prodi”. E' molto più efficace confutare la disinformazione sull'euro basandosi il più possibile sulle questioni tecniche, oggettive, che e non possono essere negate in malafede con nessuna argomentazione sensata anche solo in apparenza.

Anche se gli antieuropeisti più accaniti non si fanno lo stesso problemi a parlare con tanta leggerezza addirittura di “fallimento dell'Europa economica” è diventato molto più difficile cercare di dare un senso ad affermazioni come queste: se con l'ondata speculatoria del 2002 era facile pilotare critiche infondate sull'euro, dato che la questione rientrava in una dinamica tutta interna all'Europa, l'attuale difficile situazione dell'economia internazionale deriva da fattori quasi completamente esogeni all'Europa, e quindi molto difficilmente si presta a strumentalizzazioni dirette contro l'unione monetaria che possano reggere. Argomentazione pressochè unica che può essere avanzata in quest'ambito è l'impossibilità per l'Italia di eseguire le “svalutazioni competitive” dei tempi della lira, mancanza che si è dimostrata inutile dato che in questo periodo di euro forte le esportazioni non hanno registrato lo stesso inversioni di tendenza e sono addirittura aumentate, dimostrando che nonostante la forza della valuta non sia comunque mai un bene per le aziende esportatrici queste sono perfettamente in grado di cavarsela anche in questa situazione.
L' “ossatura” di questa critica delle svalutazioni competitive può essere generalizzata sostenendo che l'Italia avrebbe potuto e dovuto “fare come la Cina”, cioè mantenere la lira per poter svalutare in continuazione, pugnalando alla schiena gli stati che hanno adottato l'euro in una sorta di ridicolo dumping autolesionista intraeuropeo.Tutto questo rientra comunque solo nella lista dei sogni dell'immaginario collettivo ultranazionalistoide, e non tiene conto sia della storia stessa dell'unione monetaria, pensata apposta per evitare pericolosa instabilità all'interno del sistema europeo, sia di tutte le implicazioni economiche che comporta avere una valuta perennemente debole, sia dell'ovvia assurdità implicita del concetto stesso d'intraprendere “guerre” interne nel sistema con cui volenti o nolenti siamo interdipendenti. Spesso questo progetto è associato addirittura all'uscita dell'Italia dell'UE, trionfale ciliegina sulla torta che va da sola a screditare direttamente tutto il ragionamento che la sostiene, in quanto un'Italia fuori dall'UE che cercasse di effettuare una simile manovra si ritroverebbe poi soggetta alle barriere doganali europee... con conseguenze che gli ideatori di siffatto geniale piano non possono neanche immaginare, non conoscendo a quanto ammonta la quota di commercio degli stati UE fra di loro sul totale dei loro scambi commerciali.


FUTURO

Nonostante col passare degli anni le argomentazioni a favore dell'euro siano sempre maggiori non si deve allentare la guardia: anzitutto perchè non è detto che per i politici non possa capitare ancora la necessità di ulteriori campagne di strumentalizzazione, secondariamente perchè l'opinione pubblica può ancora essere influenzata emotivamente dalle urla dei prelati di questa specie di nuova “Santa Inquisizione”, e i loro rimproveri a volte isterici su chi osa sollevare dubbi invece d'incolpare istantaneamente l'euro col pretesto di capire solo “quello che si vede” e fregarsene beatamente di tutto il resto.
L'unione monetaria è troppo importante per il nostro futuro per permettere che su un argomento del genere si ragioni tranquillamente a furia di falsità e cacce alle streghe.
 
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